Meglio agire soffrendo che patire aspettando, con la sola speranza nell'animo



 intervento di Antonio Pilato - pittore e filosofo

Accogliamo e ringraziamo Papa Francesco per averci saggiamente invitato a ricordarci di non rimuovere mai dalla memoria, in tutti i momenti della nostra esistenza quotidiana, la speranza, che è assolutamente necessaria e indispensabile per la sopravvivenza contro i dolori della vita fisica, le incertezze e l'inquietudine spirituale, per non viverla ciecamente come fecero Giordano Bruno e Galilei, e altri ancora, che la verità e la fortuna cercarono su questa terra, a costo di perdere anche la vita, a fronte della dignità, ”come sa chi per essa vita rifiuta “.

 Ma c'è anche un detto che dice: “chi di speranza campa , disperato muore”. E per non morire, “come chi per la speranza della libertà spirituale e religiosa vita rifiuta “, meglio, sostiene l'uomo comune , agire assumendosi la responsabilità sociale ed economica per sé e per il sostegno della propria famiglia onestamente. Meglio allora seguire il principio secondo cui l'uomo è ciò che fa, artefice supremo del proprio destino, causa efficiente di ciò che è , e di ciò che deve essere. “Faber est suae quisque fortunae“ , ogni individuo è artefice del suo destino, possiede gli strumenti, come il fabbro, per costruire il suo futuro. E se qualcosa non va nella sua vita, non dovrà mai, come fanno i creduloni di superstizioni varie, attribuire ad altri la colpa del proprio crudele destino o alla mancanza della misericordia divina, sibbene alla povertà della propria virtù.

 Per virtù deve intendersi non solo l'aspetto religioso e morale , ma anche e soprattutto la cultura e la sapienza pratica, rapportata alla vita vissuta, e calata nella concretezza umana dell'esperienza viva dei rapporti sociali, perchè la vita non è aspettazione (chi si ferma più del necessario momento per riflettere è perduto), neanche idealizzazione e ancor peggio invocazione religiosa o attesa del provvido intervento divino sulle sventure, ma azione, realizzazione di tutte le potenzialità, compresa la predisposizione a partecipare alla dimensione civile dell'esistenza. “Meglio agire soffrendo che patire aspettando”, è stato il sempre valido suggerimento dei grandi pensatori dell'Umanesimo e Rinascimento.

 Meglio agire quindi che aspettare il miracolo divino o che la mela matura cadendo, raggiunga la bocca , mentre si sta, affamati , ad aspettarla seduti all'ombra dei rami.
27 marzo 2013 Antonio Pilato

l'immagine sopra - la forza della speranza tra gli squali - di Antonio Pilato - acrilico e vernici - 2011 


Commenti su questo post  pervenuti al momento della sua pubblicazione sul blog "lacfrisi2009" - nuovi commenti si possono aggiungere liberamente e permanentemente in fondo
  1. Da oltre un mese noi tutti stiamo soffrendo, nell'attesa del miracolo divino o della mela che ci cada in bocca.
    Eppure siamo affamati di tante cose, di tanti sogni che vorremmo vedere, non dico realizzati, ma perlomeno messi in cantiere.
    A questo punto, in effetti, sarebbe preferibile soffrire agendo; gli errori si possono correggere, l'inerzia no, non è possibile correggere il nulla.
    Ciao.
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  2. In senso generale sono, da non credente, del tutto d'accordo. Nel senso stretto dell'attualità politica italiana cisono enormi problemi anche per fare un governo a brevissima durata che dia un po' di ossigeno economico-sociale.
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  3. Cosa occorre a questa politica per cambiare?
    Certamente sperare non basta e sento mio l'ottimo articolo che riporti, Francesco.
    Il mio centenario amico Leone, che ha vissuto la crisi del '29, ogni giorno scrive a tutti coloro che riesce a raggiungere incitando ad agire... come cosa indispensabile e urgente. Dice che ognuno lo deve fare secondo coscienza ma lo DEVE fare.
    Meno male che mio padre non è qui a vedere cosa ne han fatto delle sue lotte costate tanto sia in termini di denaro che di impegno.
    Ciao!


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2 commenti:

  1. Ogni discorso è vano senza un minimo di dignità.
    Essere credibili significa rispettare se stessi e "gli altri", senza questo principio ogni discorso non ha senso.
    LE NOSTRE REGOLE ETICHE E MORALI
    (IL Decalogo elementare)
    1) Non nominare il dio tuo, o quello altrui, invano.
    2) Onora il padre e la madre.
    3) Governa bene i tuoi cittadini
    4) Rispetta le autorità costituite democraticamente
    5) Non uccidere.
    6) Non rubare.
    7) Rispetta tutti gli altri esseri.
    8) Guadagnati lo stipendio onestamente
    9) Non umiliare i tuoi dipendenti.
    10 Non testimoniare o pubblicare il falso.
    ………………………..
    GRAZIE a tutti coloro che per conto dello
    Stato lottano anche rischiando la vita.
    Calogero Di Giuseppe
    “LA DISCUSSIONE” (Poetica Onestà)
    www.tuttokalosghero.blogspot.it

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  2. occorre un fare sperando o anche uno sperare facendo. La speranza come buon fine e il fare come mezzo costante.
    Lo stesso cambiamento di cui spesso parlano anche le male lingue non si può accettare solo come cambiamento in sé, ma deve essere un cambiamento per migliorare l'esistenza. Forse non saremo mai capaci di superare il dolore ma dobbiamo essere capaci di contenere e limitare il dolore, e il desiderio di felicità ci deve accomunare per quel tanto che basta di una felicità condivisa, rifiutando e maledicendo l'abbuffarsi indigesto del lusso.

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