la domanda del poeta

per continuare il dibattito qui iniziato con il post  Il mistero della poesia si riporta un intervento sulla poesia trovato sul blog


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Considerare la poesia un linguaggio raffinato e per pochi, è un grave errore.
In realtà la poesia sta all’origine del linguaggio ed è una costante domanda che il linguaggio stesso, impone a chi lo usa. I poeti sono come i bambini ed avendo una maggiore sensibilità rispetto ai freddi adulti, si pongono domande in continuazione cercando risposte dentro di se e “fuori di se”.
Il linguaggio comune, è un abbruttimento dello stesso, una continua abbreviazione.
Una sorta di insieme di “acronimi strutturati” che consentono lo sviluppo di una frase.
Una frase meramente fine a se stessa con l’unico scopo di lanciare un messaggio impulsivo, carnale, strettamente connesso al misero servizio della comunicazione “necessaria”. Un attrezzo di quel linguaggio politico e giornalistico della “La Société du spectacle” .
La poesia, dunque, sta all’origine di tutti i linguaggi. La vita sulla terra e tutto quello che sta all’origine di essa, è poesia.
Ecco allora, questo significante muovere i passi in una sorta di “Tetide” della parola dove, il muovere, significa scaturimento, rinascita o meglio, perpetua rigenerazione.
Si può definire la domanda del poeta, come la “domanda che spiazza”.
Risultando apparentemente semplice, in realtà, richiede un enorme sforzo nel rispondere oltre che a delle grandi conoscenze, proprio come ci impegnerebbe la domanda di un bambino.
“mamma, è vero che ci sono bambini come me dall’altra parte del mondo che muoiono di fame, di malattie, di guerra?”
“sì è vero”
“e perché?”
provate a dare una risposta a questa domanda apparentemente semplice.
È qui dove si nasconde la complessità delle risposte che cercano i bambini ed i poeti alle quali, i più, rispondo con frasi fatte di “acronimi strutturati”per l'appunto.
giordan

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